Grazie Maestro

Disclaimer: quello che state per leggere è poco più di una pagina di diario; parole che ho scritto confidando nel potere catartico della scrittura e della musica; uno stream of consciousness molto stream e poco conscious.

Ci sono alcune cose che ti restano impresse nella mente. Ricordi che, nonostante risalgano a molti anni fa, rimangono lì: si fissano e smetti di chiederti quando e come ci sono arrivate in quell’angolino della tua memoria.
Sai solo che ci sono.

Con Battiato è stata la stessa cosa: credo, e non lo dico vista la situazione, che uno dei primi veri ricordimusicali presenti nella mia mente sia proprio legato a Franco.

Ho sempre ascoltato musica più o meno consapevolmente fin dai primissimi giorni della mia esistenza, eppure – davvero – la voce, i suoni e le canzoni di Franco provenienti da un cd masterizzato e diffusi attraverso le casse di uno stereo mediamente vergognoso, sono forse il mio primo vero ricordo musicale.

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È difficile spiegare certe cose e quando ci provo finisco in territori un po’ new age che io stesso rifuggo il più delle volte. Ma certe vibrazioni, certi legami, non si possono interpretare senza sfociare in qualcosa che va oltre. E sono sicuro che Franco questo lo capirebbe meglio di chiunque altro. Anche spiegato male, come ho appena fatto.

La linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito.

Persino l’idea stessa di soffrire per una persona che di fatto non hai mai conosciuto personalmente è qualcosa di strano e particolare.
Infatti, nonostante le mille volte in cui ho ascoltato qualcosa di nuovo; nonostante la volontà di cercare di differenziarmi dagli altri tramite la musica; nonostante gli anni e i cambi di opinione: Franco è sempre stato presente nelle mie orecchie. Le canzoni di Battiato sono sempre state fra quelle rifugio: quelle cose che ascolti sapendo che ti faranno bene – o male, a seconda di cosa vuoi sentire. E ne ho tante, non solo di Battiato, chiaramente.

Tra l’altro, proprio per dare forma a questo legame, una delle prime cose che feci dopo aver comprato un giradischi fu andare per mercatini e procurarmi quanti più vinili possibili della sua discografia. La mia collezione di dischi, di fatti, è nata così.
Insomma, Battiato per me era – ed è – più di un artista preferito, più di un idolo musicale, per certi aspetti.

Chi mi conosce lo sa: e infatti ho ricevuto messaggi come se ad andarsene fosse stato un mio parente; e nemmeno troppo lontano.

Franco non era un artista qualunque. Non era neanche una persona qualunque: ci sono certi uomini e certe donne che vengono da altri mondi.
Il cui legame con l’assoluto non solo è più forte e più deciso di chiunque altro, ma che passano la vita a cercare di descriverlo, decodificarlo e di trasmetterlo agli altri.

Un compito decisamente difficile, se non impossibile, ma che Franco ha provato – riuscendoci, imho – a svolgere.
Un artista di una profondità unica, a volte spiazzante visto come riusciva a declinarla in qualcosa di, alla fine, estremamente piacevole da ascoltare.

Una persona capace di raccontare il proprio tempo, le proprie emozioni e anche le particolarità del mondo che viviamo, con la sua bellezza e, ahimé, le sue brutture.

Ho ascoltato probabilmente ogni singola canzone prodotta dal Maestro, dalle sperimentazioni iniziali, alle commercialate più palesi. Ho letto libri, ho visto documentari, ho poster in suo onore: ne abbiamo anche fatto uno noi di SpinnIt.

E poi, chiaramente, l’ho anche visto in concerto più di una volta, per fortuna.

A tal proposito, la prima volta che vidi un concerto di Franco – colpevolmente in ritardo visto che ero già grande – fu un’esperienza mistica. Lui era già anziano e i segni del tempo, e dell’abuso di sostanze psicotrope in giovinezza – si scherza, ma neanche troppo -, si facevano già sentire parecchio: tuttavia, nonostante stonature, frasi dimenticate e intere strofe del tutto fuori tempo rispetto all’orchestra, le vibrazioni, quelle dell’assoluto con cui lui comunicava, mi arrivarono. In pieno.

Ogni concerto di Battiato, tra l’altro, è legato ad altri ricordi belli che custodirò per sempre. Con le sue parole, la sua voce, a farne da colonna sonora.

È bellissimo perdersi in questo incantesimo

Impossibile dire quale canzone preferisco, impossibile anche mettersi a fare un’analisi sulla sua produzione artistica: sarebbe riduttivo e non è nemmeno questo il punto del discorso. Brutto anche strumentalizzare certe frasi a fini politici o ideologici, ma questo che ve lo dico a fare.

Di fatti, non so dove sto andando a parare e ci sarebbero altre mille cose da dire su un artista incredibile. Ma come dicevo questo è uno stream of consciousness molto stream e poco conscious. E va bene così. Sperando di non cadere nella retorica: lungi da me; anche perché, come dice qualcuno che conosco e che conoscete anche voi: la retorica ve la dovete ficcare nel c*lo.

Adesso continuerò la mia giornata ascoltando Franco, forse solo nella mia testa, attraverso i ricordi e le sensazioni che da sempre mi ha trasmesso.
Anche perché mi sono bastati trenta secondi di Sentimiento Nuevo per farmi capire che potrei piangere. E non so se è la cosa giusta da fare al momento.

Tra l’altro oggi, 18 maggio, nel 2017 se ne andava Chris Cornel l, altro personaggio e artista importantissimo e fondamentale per me.

Una data infausta che però non potrà portare più via altri miei idoli: ormai loro sono andati. Si sono legati, alla fine, con quell’assoluto che hanno sempre cercato di raccontare.

Grazie Maestro, ti ho voluto bene e te ne vorrò sempre. E grazie anche a te, Chris.

© Francesco Proto2022